X-Men: Magneto Testamento, non il solito fumetto sui supereroi

 

Magneto è un famosissimo personaggio della Marvel Comics, creato da Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni). Il mutante incredibilmente potente, capace di manipolare i campi elettromagnetici, è uno dei principali nemici degli X-Men. Le sue origini erano rimaste nascoste nei fumetti che lo vedevano protagonista, fino alla pubblicazione di X-Men: Magneto Testamento. Le uniche informazioni a trapelare riguardavano il fatto che lui e la sua famiglia fossero vissuti in Germania durante il regime nazista e che fossero stati rinchiusi nel campo di concentramento di Auschwitz.

Magneto VS gli esseri umani

Ciò che caratterizza Erik Magnus Lensherr, altro nome del supereroe, è l’odio profondo che prova per il genere umano. Egli non cerca di stabilire un’intesa pacifica, ma vuole regnare su quella che considera “una specie inferiore”. Proprio per questo fonda e diventa leader di un gruppo estremista, la cosiddetta Confraternita dei Mutanti Malvagi, per dominare il mondo e distruggere gli umani.

Il motivo per cui egli disprezza a tal punto gli esseri umani è che li ritiene responsabili delle atroci sofferenze che ha subito fin dalla prima infanzia, quando è stato separato dai genitori in un campo di concentramento nel corso della II guerra mondiale.

Tornare alle origini

Greg Pak, l’autore del fumetto X-Men: Magneto Testamento, si prefigge di fare luce sulle atrocità del nazismo e sulle brutalità inflitte agli ebrei
utilizzando come pretesto le origini di questo personaggio. Infatti, questo non è un fumetto che parla di supereroi e di super poteri, come ci si potrebbe aspettare. È la storia della vita di un ragazzino di nome Max Eisenhardt (Magneto), figlio e nipote di orologiai ebrei, narrata con minuziosa fedeltà storica.

Max, nel 1935, vive nella Germania dominata dal Terzo Reich, guidato da un controverso ma carismatico Hitler, che promette ai tedeschi di fare grande la Germania come mai prima d’ora. Ma nel suo progetto non c’è posto per gli ebrei, considerati parassiti da sterminare. Questa decisione influirà sulla sua vita, trasformandolo da ricco rampollo a prigioniero, vittima della macchina nazista che vuole deumanizzare gli ebrei.

Il ragazzo non conosce ancora i suoi poteri, che infatti non si manifesteranno mai durante quest’arco temporale, tranne forse in un’occasione in cui egli riesce a scampare ad una fucilazione. Ma che si tratti di fortuna o della prima rivelazione della sua forza non è specificato.

Questo fumetto narra in modo duro e realistico la storia di un adolescente che lotta per proteggere la sua vita e quella delle persone che ama, ingiustamente condannate dalle leggi razziali e dalla crudeltà dell’uomo.

Curiosità

La parte grafica è curata da un italiano, Carmine Di Giandomenico, anch’egli molto attento a raccontare i fatti in modo vivido e realistico attraverso i suoi disegni.

La tematica dell’olocausto

È facile pensare che ci sia una trovata commerciale dietro l’idea di associare Magneto alla triste e mostruosa realtà dell’olocausto. Il mondo del fumetto, non è estraneo a trovate pubblicitarie che sfruttano eventi reali per avere successo e per accattivarsi il grande pubblico. C’è da dire però che, seppur richiamando alle origini di uno dei “cattivi” più controversi della saga degli X-men, Max, non sa ancora dei suoi superpoteri. Paradossalmente, se cercate una storia circa le origini di un supervillain della Marvel, potreste rimanere delusi; i riferimenti al futuro di Magneto sono pochi e molto sottili. Ciò che si trova in questo volume è la storia di un ragazzo, Max Eisenhardt, che ha la sfortuna di vivere uno dei periodi più oscuri della storia umana.

Il racconto come strumento di denuncia e cambiamento

Le storie sono un potente mezzo di denuncia sociale. Soprattutto i racconti che si basano su fatti reali sono una testimonianza attraverso cui analizzare le vicende storiche e i comportamenti umani per comprendere gli errori che sono stati commessi in passato e non replicarli di nuovo.
Le storie nascono dal bisogno dell’uomo di comunicare e di creare dei legami. Raccontare vuol dire condividere idee, esperienze, emozioni. Si racconta per non dimenticare, per trasmettere agli altri dei messaggi.

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Storytelling e fumetto

Proprio per questo è importante saper raccontare, saper coinvolgere il proprio pubblico e farsi ascoltare. Oggi come oggi sempre più spazio viene dato allo storytelling, l’arte di comunicare attraverso le storie, soprattutto nelle scuole, per far sì che i bambini imparino a comunicare e ad ascoltare fin da piccoli.

Non bisogna quindi pensare al fumetto come un mero strumento ludico e di intrattenimento; il fatto che una storia sia raccontata per immagini non vuol dire che possa essere rivolta ad un pubblico di bambini.