Gli hashtag da non usare nelle foto con minori

Quando posti una foto sui social, hai mai pensato all’hashtag che utilizzi?

Gli hashtag permettono la ricerca in maniera molto più semplice e veloce di informazioni sui social network. In particolare permettono di ricercare in maniera semplice le immagini.

Tutto questo come si riflette sulla vita e soprattutto sulla sicurezza dei bambini?

Da sempre la tutela del minore rappresenta una priorità all’interno delle istituzioni. Con l’avvento della nuova tecnologia che mette a disposizione di tutti i contenuti in rete lo è diventata ancora di più.

La scuola non può considerare il bambino come un utente qualsiasi, ma come un soggetto di cui ha responsabilità sociale.

Nell’ambito scolastico possono presentarsi numerose occasioni che portano alla diffusione dell’immagine di un minore. Pensiamo per esempio alla documentazione di un progetto PON-POR, oppure a una recita. In questo caso la scuola deve garantire la massima vigilanza sulle attività che si svolgono al suo interno. Fondamentale è, dunque, informare le famiglie che decideranno se dare o meno il loro consenso alla realizzazione ed alla pubblicazione di foto o video.

Come utilizzi i social?

Caso molto pericoloso, in ambito scolastico, è l’utilizzo dei social network.

Quest’ultimi possono rappresentare o un mondo bellissimo oppure un inferno, a seconda di come si decide di utilizzarli.

I momenti condivisi tramite foto potrebbero sembrare innocenti purtroppo però, queste stesse immagini potrebbero essere utilizzate in modo scorretto dai “predatori” della rete.

Già dalla scuola secondaria di primo grado la maggior parte dei ragazzi riceve in regalo uno smartphone che rappresenta la porta d’ingresso al mondo dei social network.

Tra questi Instagram è quello più utilizzato dai millennials ed è anche il più difficile da tener d’occhio. Infatti,  attraverso  gli hashtag l’immagine viene diffusa ad un pubblico molto ampio.

Snapchat, altro social molto frequentato, ha la caratteristica che i  contenuti si distruggono ma effettivamente non è  così, poiché basta  un semplice screenshot e l’immagine può continuare a vivere in rete.

Non tutti i fruitori dei social attuano comportamenti propriamente corretti.

Ci sono infatti dei casi in cui, grazie a profili fake degli utenti sperano di riuscire più facilmente a seguire ragazzini/e .  Ci sono anche casi in cui si nascondono “bene” creando profili “innocui” dove pubblicano foto di cuccioli o citazioni, ad esempio, per apparire “puliti” e farsi seguire e far si che altri accettino di farsi seguire, creando così un profilo “affidabile”.

Come utilizzare correttamente i Social?

È bene che sia i genitori e che gli insegnanti siano costantemente aggiornati sul mondo Social. Conoscere  i social utilizzati dai ragazzi li consente di avere un occhio più attento; “non è ammessa ignoranza” avverte Michele Facci, psicologo e consulente tecnico presso il tribunale di Trento.

Un aiuto in questo senso viene dato dalla nuova normativa sul cyberbullismo, in vigore dal 18 giugno 2017.

Tale normativa prevede incontri di formazione per genitori e insegnanti proprio per riprendere il loro ruolo di educatori nel campo del digitale.

Un pericolo spesso sottovalutato sono gli hashtag inseriti nei post condivisi.

Essi rappresentano per i predatori online la via d’accesso più semplice per ottenere e scaricare materiale che, potenzialmente, potrebbero utilizzare per scopi pedopornografici.

Quali sono gli hashtag da evitare?

Quando si aggiungono hashtag come #PottyTraining,  #BathTime,  #ToiletTraining#NakedKids, si collega quella specifica foto ad un termine ricercabile.

Gli autori di reati sessuali possono facilmente digitare  per esempio“NakedKids,” nella barra di ricerca su Instagram o altri social network ed essere accolti da immagini di bambini piccoli in momenti estremamente privati della loro esistenza.

Purtroppo abbiamo fatto una prova… ed è vero 🙁

Spesso i predatori seguono i profili di genitori o di insegnanti che, ingenuamente, postano la foto di una gita scolastica o di un particolare evento,  di una gita fuori porta o semplicemente uno scatto di vita quotidiana.

Questo può fungere da spunto per accedere a contenuti personali che andranno poi divulgati e magari utilizzati impropriamente.

Pensiamo ancora che sia necessario pubblicare tutte le foto?

Ciò su cui è importante riflettere è che gli adulti non hanno il diritto di decidere sulla vita privata di coloro che non hanno ancora la consapevolezza di scegliere cosa è meglio per sé. Il rispetto della vita privata degli altri non dovrebbe avere età.

Vi lasciamo con un ultimo dato…

Concludiamo questo articolo con un’infografica realizzata da Children Rescue Coalition in cui è rappresentata una mappa che mostra i luoghi in cui materiale pedopornografico viene scaricato, comprato e venduto. L’area geografica dove si consumano maggiori reati in questo ambito è l’Europa.